Cari amici, oggi con questo articolo vogliamo raccontarvi con entusiasmo un traguardo raggiunto che ci rende particolarmente orgogliosi: abbiamo vinto un concorso importante! Si chiama “La bontà che fa crescere”, giunto alla V edizione, rivolto alle scuole primarie e secondarie di 1°grado.
Non si tratta del premio in denaro che ci portiamo a casa, o del prestigio che un altro “trofeo” conferisce ad una mensola: questo è un concorso ricco di profondo significato, e ora vi spieghiamo perché.
L’azienda Mo.Ca., che ha indetto il concorso e che produce semilavorati per gelateria e pasticceria, è partner del progetto di prevenzione del fenomeno del bullismo “Non conGelateci il sorriso“. Il concorso che abbiamo vinto, “La bontà che fa crescere“, è parte integrante di questo disegno più ampio. Il concorso è organizzato in collaborazione con l’ufficio scolastico sede di Rimini, ed era quindi rivolto a tutte le scuole della provincia.
Come forse avete capito dai nomi, si tratta di una “competizione” non rivolta a nozioni di tipo culturale o prettamente scolastico. È stato premiato un progetto sociale, solidale. Ecco cosa si legge nel bando:
Scopo del concorso è valorizzare quanto la scuola fa per promuovere negli alunni (attraverso i fatti concreti della vita della scuola) i valori della solidarietà, dell’amicizia, del rispetto, dell’accettazione della diversità; lo sviluppo delle competenze civiche e sociali; l’educazione alle emozioni.
Piccoli-grandi progetti o percorsi realizzati sotto la guida degli insegnanti, in forma di singole azioni
oppure di progetti strutturati.
Avere vinto un concorso con questo fine ci riempie il cuore di buone sensazioni.
Il progetto vincitore del “Concorso la bontà che fa crescere”: adozione a distanza
Il progetto che ha permesso alla nostra scuola di vincere è un’adozione a distanza, che nella nostra scuola è una tradizione longeva.
Sono stati tanti gli anni che hanno visto adoperarci per adozioni a distanza di un bimbo del Bangladesh o dell’Africa meridionale. Tuttavia dal 2016, questo atto assume caratteristiche diverse. La scuola Santa Filomena adotta una scuola intera: il Colegio de Sicuicho V Centenario de America, in Mexico.
Cosa significa per noi e i nostri ragazzi? Semplice: una pratica quotidiana che colleziona pensieri rivolti all’altro, all’educazione alla solidarietà, alla gioia della soddisfazione di fare qualcosa per qualcuno che necessita il nostro aiuto. Ragazzi e insegnanti si preoccupano di dare un piccolo contributo con cadenza regolare.
Il Collegio de Sucuicho è una scuola parrocchiale che offre assistenza a bambini e ragazzi coinvolgendoli in un lavoro educativo e didattico grazie anche all’aiuto di maestri di lingua inglese, matematica, lettura. Il contributo della S. Filomena permette loro di migliorare gli ambienti rendendoli caldi e accoglienti (Sicuicho si trova a 2660 metri di altezza, sulle montagne e in un clima molto freddo). Permette di di comprare materiale didattico, caramelle per i più piccini, premi per concorsi di lettura e scrittura che ogni tanto vengono organizzati e materiale per le attività settimanali quali pittura, collage, cucito, danza.
Si legge nella relazione consegnata per presentare il progetto:
Nel progetto, essendo un evento di solidarietà, sono liberamente coinvolti tutti: insegnanti e allievi. L’occasione è nata dalla proposta di suor Sabrina Pradarelli, responsabile amministrativo del nostro Istituto, impegnata nella commissione missioni e collaboratrice diocesana che, dopo essersi confrontata con il Dirigente Scolastico, il prof. Romeo Zammarchi ed avuta la sua approvazione, attraverso gli insegnanti che si sono coinvolti nel progetto, ha comunicato alle classi la nuova idea di adozione a distanza.
Da subito è divenuto un gesto di coinvolgimento e di responsabilità degli allievi che si impegnano classe per classe a creare a mano o con il computer uno schema con i nomi dei componenti la classe e del prof. che vi partecipa e dei mesi dell’anno scolastico e a segnare con una crocetta chi ha versato i due euro e a ricordare agli amici distratti la scadenza mensile, sottolineandone l’importanza.
Il richiamo sempre più attuale alla carità mette proprio a tema il desiderio di smuovere le coscienze per aiutarci nell’attenzione all’altro per condividerne i bisogni.
Lo scopo del progetto “adozione” è quello di cominciare proprio da noi, insegnanti e allievi e le loro famiglie, a cambiare il modo di guardare la realtà che abbiamo intorno e che domanda il nostro coinvolgimento, nel tentativo di costruire un’umanità nuova capace di abbracciare l’altro e non sentirlo come un estraneo.
La carità a cui veniamo educati da questo gesto non è appena l’espressione di una attività di volontariato, ma la consapevolezza di essere amati così come siamo che genera il desiderio di riamare allo stesso modo.
Vi riportiamo anche qualche dei nostri ragazzi, per testimoniare quanto la ricchezza dei progetti solidali fiorisca nella loro anima e nei loro pensieri.
“Partecipo a questo progetto per salvare i bambini che sono meno fortunati di noi”.
(Camilla IIA)
“Faccio questo gesto per aiutare la scuola di Sucuicho e i bambini che la frequentano”.
(Marco IIA)
“Penso che l’Adozione sia un modo per aiutare i ragazzi messicani che non hanno le nostre opportunità”.
(Andrea IIA)
“E’ anche un modo per imparare a risparmaiare e non sciupare e nello stesso tempo crescere nell’attenzione agli altri”.
(Valentina IIA)
“L’esperienza della Adozione è positiva per me perché ho scoperto che è bello aiutare e questo mi fa sentire bene e in qualche modo mi fa diventare amico anche di chi non conosco”.
(Antonio IIA)
“E’ un’esperienza fantastica che ci fa condividere e dare la possibilità di una vita migliore a ragazzi come noi e rende migliori anche noi stessi”. (Giorgia IIA)
“Dare due euro al mese per me significa offrire la possibilità di vivere una vita scolastica felice, come la nostra”.
(David IIB)
“Da questa esperienza dell’Adozione capisco che non c’è niente di scontato e quello che noi abbiamo ogni giorno è come un regalo, ma spesso ce ne dimentichiamo”.
(Emma IIB)
“Il mondo dovrebbe essere una grande famiglia in cui ciascuno si sente accolto e può chiedere all’altro quello di cui ha bisogno per diventare grande”.
(Benedetta IIB)
“I bambini messicani di Sucuicho hanno meno di noi, perciò si meritano un regalo”.
(Matteo IIB)
“Se il fossi al posto di questi ragazzini, vorrei qualcuno che mi aiutasse”. (Rachele IIB)
“Fare qualcosa per gli altri mi fa sentire migliore”.
(Federico IIB)
“Vorrei che tutti potessero vivere in una scuola come la nostra”.
(Matteo IIA)